Simon Schudel (32) è geografo e dal 2019 lavora presso la Mobiliare come specialista in geoanalisi e rischi naturali.

«Occorre cambiare mentalità»

Una risposta a numerosi problemi: Simon Schudel, specialista Geoanalisi e rischi naturali della Mobiliare, illustra il ruolo dei progetti di città spugna negli spazi urbani.

Le misure di città spugna sono arrivate in risposta alla crisi climatica?

Simon Schudel: Una gestione efficiente delle acque piovane è da tempo argomento di discussione in alcune grandi città. Il termine «città spugna» per includere diverse misure si è però affermato soltanto negli ultimi anni. Possiamo dire che è avvenuto un cambiamento di paradigma. 

In che senso?

Prima l’idea era di canalizzare l’acqua piovana il più velocemente possibile per evitare danni. Oggi assistiamo a un ritorno ai processi naturali. In un contesto naturale incontaminato, la penetrazione e l’evaporazione dell’acqua svolgono un ruolo importante nel ciclo idrologico. 

I progetti di città spugna sono la panacea contro gli effetti della crisi climatica, vale a dire temperature estive più elevate e precipitazioni più intense?

È una soluzione promettente e la risposta a diversi problemi, come le isole di calore estive, il pericoloso deflusso superficiale, la riduzione della biodiversità o della qualità della vita a causa di grandi superfici impermeabili.

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Il principio della città spugna funziona in diversi ordini di grandezza.
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Le misure di città spugna esercitano un’azione circoscritta, per esempio in una strada di un quartiere. Di fronte all’emergenza climatica, non sono una goccia nell’oceano?

Le singole misure non sono sufficienti ma occorre un cambiamento di mentalità generale. Gli elementi della città spugna devono essere presi in considerazione già nella pianificazione di ogni nuova strada e nelle opere di risanamento. Così gli spazi urbani avranno tutt’altro aspetto tra 20 anni.

La Mobiliare sostiene iniziative pubbliche relative a misure di adattamento ai cambiamenti climatici. Cosa posso fare io nel mio piccolo?

Il principio della città spugna funziona in diversi ordini di grandezza. È possibile adottarlo per pianificare interi parchi, piazze o strade, ma può avere un effetto anche su superfici private di dimensioni inferiori. Mi riferisco al proprio parcheggio, che può essere reso permeabile, all’utilizzo dell’acqua piovana nel giardino, all’inverdimento della facciata o del portabiciclette. Affidarsi a un giardiniere è un ottimo punto di partenza. 

Come si posiziona la Svizzera a livello internazionale?

Questo ambito ha acquisito maggiore importanza. Rispetto a Paesi Bassi o Danimarca, pionieri in materia, resta però ancora molto da fare.

Copenaghen: un esempio da emulare

La capitale danese ha consolidato in modo strategico il principio di città spugna. Il cosiddetto «piano nubifragi», in risposta ai devastanti temporali dell’estate 2011, viene attuato in modo coerente in tutta la città. In caso di necessità, le strade si trasformano in canali per l’acqua, i parchi in bacini di ritenzione. A Copenaghen la pianificazione avviene su ampia scala e in modo integrato.