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Un'ondata di telelavoro nelle PMI svizzere: le opportunità sono state colte ma sono stati sottovalutati i rischi informatici

Martedì, il 8 Dicembre 2020

gfs-zürich ha intervistato 503 amministratori delegati di piccole imprese sull'impatto che la pandemia di Covid-19 ha avuto sui processi di digitalizzazione e sicurezza informatica nelle PMI svizzere.

Il ricorso a moderne infrastrutture e attività delocalizzate ha consentito a due terzi delle PMI svizzere di reagire rapidamente al lockdown imposto dall'emergenza Covid-19 e, in molti casi, di passare senza problemi allo smart working. Mentre all'inizio del 2020 il 10% in media dei collaboratori lavorava prevalentemente da casa, durante il lockdown questa percentuale è aumentata di quasi quattro volte per calare nuovamente dopo il lockdown, attestandosi al 16% di collaboratori in smart working: questa percentuale corrisponde tuttavia a un aumento del 60% rispetto all'inizio dell'anno. Se da un lato le PMI svizzere danno prova di flessibilità, i rischi del telelavoro e della digitalizzazione sono sottovalutati da molti. Sebbene un quarto delle PMI svizzere sia già stato vittima di un grave ciberattacco, due terzi di esse non hanno introdotto un programma di formazione periodica del personale in materia di sicurezza informatica né hanno adottato un piano di sicurezza.

Da agosto a ottobre 2020, l'istituto di ricerca sociale e di mercato gfs-zürich ha condotto un'indagine rappresentativa sull'impatto della pandemia di Covid-19 sulla digitalizzazione con 503 CEO di piccole imprese (da 4 a 49 collaboratori) nella Svizzera tedesca, francese e italiana. L'indagine è stata commissionata da digitalswitzerland, la Mobiliare, il Centro nazionale per la cibersicurezza (NCSC), la Scuola universitaria professionale della Svizzera nordoccidentale (FHNW) - School of Business e l’Accademia svizzera delle scienze tecniche (SATW).

I risultati più importanti in sintesi:

  • Durante il lockdown, le PMI svizzere sfruttano il loro potenziale di home office e la tendenza continua ad oggi: per un terzo delle PMI, lo smart working durante il lockdown non è stato un'opzione praticabile perché il lavoro doveva essere svolto in sede; i restanti due terzi hanno potuto convertirsi al telelavoro senza problemi particolari grazie alle infrastrutture moderne. In media, il numero di lavoratori da casa durante il lockdown è pertanto quasi quadruplicato, passando da 10% a 38%. Da allora, lo smart working è diventato una realtà lavorativa consolidata per molte PMI e la percentuale di impiegati che lavorano da casa è cresciuta del 60% rispetto al periodo precedente il lockdown, portandosi al 16%.
  • Boom degli strumenti di videoconferenza: dopo l'e-mail e il telefono, la comunicazione nelle PMI viaggia sempre più spesso attraverso canali di comunicazione privati come WhatsApp o altri servizi di messaggistica. Con il lockdown gli strumenti di comunicazione a distanza più importanti sono diventate le videoconferenze: la percentuale di riunioni virtuali è più che raddoppiata, passando da 9% a 20%.
  • Un quarto delle PMI svizzere è già stato vittima di un grave ciberattacco: circa un terzo (12'930 PMI) delle circa 38'250 PMI colpite su tutto il territorio nazionale ha subito danni finanziari e un attacco su dieci ha causato danni alla reputazione e/o la perdita di dati dei clienti.
  • Troppo raramente si adottano misure preventive: nonostante frequenti ciberattacchi, solo una PMI su due ha un piano di emergenza per garantire l'operatività e circa due terzi non svolge una formazione periodica dei collaboratori né ha attuato un piano di sicurezza all'interno dell'azienda.
  • L’uomo come fattore di rischio – i rischi informatici sono spesso sottovalutati: solo poco meno della metà (47%) dei CEO ha dichiarato di essere ben informato sui temi inerenti alla sicurezza. La mancata consapevolezza di poter diventare essi stessi vittime di un ciberattacco è ancora più critica: solo l'11% reputa elevato il rischio di essere messo fuori gioco per un giorno da un ciberattacco.

Florian Schütz, delegato federale per la cibersicurezza, elogia la capacità di adattamento delle PMI svizzere: «Fa piacere constatare che anche le PMI più piccole della Svizzera sono all'avanguardia in materia di infrastrutture informatiche e che la sicurezza informatica è oggetto di attenzione crescente. Il lockdown ha dimostrato quanto sia importante il cambiamento digitale per mantenere la propria capacità di adattamento. Molte PMI ne sono consapevoli e hanno accelerato i loro sforzi verso una maggiore digitalizzazione. Tuttavia, la situazione attuale evidenzia anche l'importanza di creare le condizioni quadro necessarie per una cibersicurezza in Svizzera tale da consentire di sfruttare al massimo le opportunità offerte dalla digitalizzazione. A tal fine la Confederazione intende incrementare ulteriormente gli sforzi e sostenere attivamente la popolazione e l'economia contro i rischi informatici».

Andreas Hölzli, responsabile del centro di competenza Cyber Risk della Mobiliare, spiega: «Sebbene le PMI svizzere investano nella sicurezza informatica, una su quattro delle PMI intervistate è già stata vittima di un ciberattacco. Il problema è che spesso manca un coordinamento a livello organizzativo. Le aziende hanno bisogno di misure che vadano oltre gli aspetti tecnici, e promuovano, ad esempio, la sensibilizzazione dei collaboratori».

Il Prof. Dr. Marc K. Peter della FHNW è convinto che l'home office si affermerà a lungo termine come componente della nuova strategia del mondo del lavoro in chiave blended: «Per molte attività si proseguirà con un'organizzazione del lavoro in parte in presenza, in parte a distanza, un 'blended working'. Occorre tuttavia tenere conto con urgenza del fatto che in questo modo aumenteranno le esigenze di importanti investimenti in tecnologia e sicurezza informatica nelle PMI svizzere».

Per Nicole Wettstein, responsabile del programma Cybersecurity della SATW, l’elevato numero di PMI colpite da un ciberattacco rappresenta un ulteriore motivo per portare avanti le attività di sensibilizzazione già avviate: «È fondamentale aumentare ulteriormente la percentuale di PMI che attuano misure minime di protezione informatica».

Andreas W. Kaelin, vicedirettore e responsabile del dossier Cybersecurity presso digitalswitzerland, sottolinea che «secondo l’indagine, circa due terzi delle piccole imprese sono supportati da fornitori di servizi informatici esterni. Ciò dimostra la necessità di prendere urgentemente provvedimenti che consentano alle aziende di individuare più facilmente fornitori di servizi informatici affidabili. Perché la sicurezza di un'azienda è nelle loro mani».

Tutti i risultati e i grafici selezionati possono essere scaricati al seguente link: https://ictswitzerland.ch/publikationen/studien/digitalisierung-und-cybersicherheit-kmu/

Per ulteriori informazioni:
Andreas Kaelin, digitalswitzerland | Ufficio di Berna
Tel. +41 31 311 62 45 │ andreas@digitalswitzerland.com

 

digitalswitzerland

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Il Gruppo Mobiliare

In Svizzera, un’economia domestica su tre e un’impresa su tre sono assicurate presso la Mobiliare. Al 31 dicembre 2023 l’assicuratore generale gestiva un volume di premi pari a circa 4,767 miliardi di franchi. 80 agenzie generali con un proprio servizio sinistri indipendente garantiscono la vicinanza ad oltre 2,3 milioni di clienti in circa 160 località. La Mobiliare occupa in Svizzera e nel Principato del Liechtenstein circa 6400 dipendenti e offre 330 posti di apprendistato. Fondata nel 1826 in forma di cooperativa, la Mobiliare è la più antica società privata d’assicurazioni della Svizzera.

Centro nazionale per la sicurezza informatica

Il Centro nazionale per la cibersicurezza (NCSC) è il centro di competenza della Confederazione per la cibersicurezza e di conseguenza il primo servizio di contatto per l’economia, l’amministrazione, gli istituti di formazione e la popolazione per tutte le questioni relative alla cibersicurezza. Inoltre, è responsabile dell’attuazione coordinata della Strategia nazionale per la protezione della Svizzera contro i cyber-rischi (SNPC) 2018-2022.

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Scuola universitaria professionale della Svizzera nordoccidentale FHNW - School of Business

La School of Business della FHNW ha una dimensione internazionale ed è orientata alla pratica. L'istituto forma 3000 studenti di bachelor e master a Basilea, Brugg-Windisch e Olten e con il suo ampio ventaglio di corsi di perfezionamento aziendale è una delle maggiori scuole universitarie professionali della Svizzera. Il Centro di competenza per la trasformazione digitale offre servizi di ricerca, consulenza e formazione sulla «trasformazione digitale» per aiutare le organizzazioni e i collaboratori a sviluppare e implementare efficacemente strategie di crescita digitale.
fhnw.ch/wirtschaft

 

Accademia svizzera delle scienze tecniche SATW

L’Accademia svizzera delle scienze tecniche SATW è la rete principale di esperti nel settore delle scienze tecniche in Svizzera. La SATW, su incarico della Confederazione, identifica gli sviluppi tecnologici rilevanti a livello industriale e informa la politica e la società sul loro significato e sulle loro conseguenze. Come organizzazione specializzata politicamente indipendente, dà un impulso importante per un comportamento sicuro da parte di tutti gli attori del ciberspazio.
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