Foto motocicletta con vasi verdi

Arte e sostenibilità vol. 4

Maschere, vudù e taniche di plastica: Romuald Hazoumè e l’identità culturale

Berna, 7 luglio 2015 - Gli obiettivi importanti richiedono mezzi straordinari: Romuald Hazoumè, artista nato nel 1962 a Porto-Novo nel Benin, si presenta ai vernissage indossando il bubu, il tradizionale abito lungo africano, e portando al collo catene pesanti di argento e avorio, «affinché tutti passano vedere com’è un africano». Con questo look l’artista prepara il terreno per i temi socio politici che lo interessano e che ispirano il suo lavoro. La Mobiliare, presso la sede della direzione a Berna, dedica un’esposizione individuale a questo artista di fama internazionale.

Nelle sue opere Romuald Hazoumè affronta temi di portata mondiale quali il colonialismo, la decolonizzazione e il neocolonialismo, la globalizzazione e le relativa omologazione delle società.
Con la sua arte Hazoumè desidera contrastare l’appiattimento del mondo. Scardina i pregiudizi e combatte gli atteggiamenti predefiniti. Analizza criticamente i modi di percepire la realtà, da entrambe le parti: quella africana e quella occidentale.

Per questo motivo ha fondato, ad esempio, l’organizzazione non-profit Beninese Solidarity with Endangered Westerners allo scopo di aiutare le persone cadute in povertà in Europa. Invertendo i rapporti abituali, l’artista rivoluziona le prospettive con una ventata d’aria fresca.

I lavori di Romuald Hazoumè sono intensi e spettacolari: i suoi dipinti mostrano simboli enigmatici del vudù, la pratica spirituale diffusa in Africa occidentale. Le sue figure di legno rappresentano divinità, e nelle sue ampie installazioni costituite da taniche di plastica affronta in modo impressionante il problema del contrabbando di benzina nel suo paese.

L’artista ha conquistato notorietà internazionale grazie al suo contributo sensazionale «Dream» alla Documenta 12 e grazie alle sue maschere: «Da un africano ci si aspetta che faccia delle maschere – allora ho fatto proprio delle maschere», ha commentato laconicamente.
L’obiettivo delle sue opere è da ricercare nell’impegno a favore delle persone della mandrepatria: gioca con il cliché dell’Occidente nei confronti del «continente nero» e allo stesso modo richiama il suo popolo ad una maggiore consapevolezza culturale. «I lavori di Romuald Hazoumè ci colpiscono frontalmente», afferma Dorothea Strauss, responsabile del settore Corporate Social Responsibility della Mobiliare. «A volte sono misteriosi, talvolta ci danno uno scossone, ma non ci lasciano mai indifferenti. Le sue opere lasciano il segno, perché uno sviluppo responsabile e sostenibile richiede consapevolezza. Le differenze culturali, i cliché e i pregiudizi riguardano tutti noi.»

L’esposizione costituisce il quarto capitolo di una serie di manifestazioni che abbinano i temi dell’arte e della sostenibilità, al fine di sviluppare e alimentare una discussione da trasferire in nuove dimensioni.

Ritratto dell’artista nell’esposizione Arte e sostenibilità presso la Mobiliare Visitatori alla mostra «Arte e sostenibilità» presso la Mobiliare tre maschere sui volti alla parete nella mostra Arte e sostenibilità presso la Mobiliare Moto con vasi verdi su entrambi i lati alla mostra «Arte e sostenibilità» presso la Mobiliare Foto dell’oratore e dell’artista alla mostra Arte e sostenibilità presso la Mobiliare